martedì 27 gennaio 2009
NAZIONALE RUGBY : FRATELLI D'ITALIA !?
Il massimo campionato, il Super10, va in soffitta fino al 28 marzo, sul suolo della nostrana palla ovale si combatterà solo una scialbetta Coppa Italia mentre sul sacro quadro televisivo passerà irrefrenabile uno dei più bei tornei della storia del rugby:il Sei Nazioni.
Le Nazioni sono sei da una decina d'anni ovvero da quando, dopo test match massacranti e svariate altre opzioni meno agonistiche, la nostra nazionale fu ammessa alla sua partecipazione accanto al gotha europeo del rugby: Inghilterra, Galles, Irlanda, Scozia, Francia.
In questi giorni si è riunita la nazionale tricolore alla Borghesiana a Roma per iniziare gli allenamenti in vista del massacrante calendario del Six Nations 2009.
Eccoli radunati allora: Andrea Marcato accanto a Salvatore Perugini, Gilberto Pavan e Matteo Pratichetti e poi...Luke McLean, Jean Francois Montauriol, Matias Aguero, Kaine Robertson, Josh Sole e via con un fiorire di Gonzalo, Pablo, Martin, Carlos. I cognomi di questi ultimi ricordano le nostre regioni che hanno dato molti figli alla emigrazione ma i nomi ci dicono che papà non pensava propriamente di tornare a "casa".
Prima due numeri : quindici su trenta dei convocati non giocano in Italia e una dozzina su trenta sono "oriundi" o "naturalizzati".
Ora due considerazioni. Alcuni dicono che l'importazione di talenti non provenienti dal nostro rugby nostrano impoverisce il nostro movimento rugbistico e accusano la ambiziosa Federazione Rugby tricolore di puntare più a fare immagine e cassa che crescita e evoluzione del proprio vivaio. Fosse così bisognerebbe avvertire il Presidente Dondi che, come diciamo noi appassionati, "per il peggio c'è già il calcio". Discorso lungo, oggi mi fermo qui.
La seconda considerazione è conclusiva. Non si può negare esista un pezzo di Italia in giro per il mondo, spesso questo pezzo ramingo è capace più di molti italiani residenti di sentirsi tale. Vi sono inoltre i giocatori che chiedono la naturalizzazione sportiva (e non solo sportiva) in Italia, essi scelgono spesso il nostro paese come luogo dove vivere e crescere, fare famiglia; molti giocano nelle nostre società italiane: hanno tutti i titoli per rappresentare il nostro movimento rugbistico. Ma rimane la domanda, qual'è il limite? Esiste un limite etico? Un limite sportivo? Il limite è "basta vincere qualcosa giochi chiunque?". Godetevi il dilemma ed insieme a "lui" anche i nostri Gonzalo e Luke urlare il nostro inno insieme ad Andrea e Salvatore. Parte il Sei Nazioni, speriamo bene per i nostri Fratelli d'Italia.
P.S. Tengo parenti in Brasile esattamente a San Paolo, non li ho mai visti ma tanto basta per avvertire Kaka che il suo posto in Selecao è fortemente in pericolo.
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nella sezione Rugby ti manca un bellissimo sito. visto che parli del vino dei colli euganei non può mancare il :
RispondiEliminawww.celesterugby.it
ciao Valdemarco
che il vino si sposi con il rugby, boh, questo io non lo so. quindi mi fido del tuo giudizio. in compenso sono sicuro che il vino si sposa benissimo alla musica, a certa musica. certo corpo, certa struttura da sangiovese o da piemontese fisico e robusto secondo me va a braccetto con certo rock-blues importante e fumoso, fisico e possente: stevie ray vaughan, per dirne uno; mentre il mio amato southern rock lo vedo meglio con un bianco importante: lo abbinerei bene con un gewurtztraminer..... anyway: abbracci da walter.... e dai un occhio a www.risonanza.net.... o a southlanditaly.wordpress.com
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