mercoledì 13 maggio 2009
OSSERVATORIO WINE E 2.0 : URCA CHE BOTTA (1^ Puntata)
Forse alcuni di voi non lo sanno ma giovedi 6 maggio è inziata la “Prima Settimana europea delle PMI (piccole e medie imprese)”. Sono certo che in molte aziende italiane si sarà festeggiata la cosa a suon di botti e champagne, “evviva è la mia settimana” hanno urlato al cielo centinaia di imprenditori piccoli e medi (???), mi immagino i pianti e le urla di disperazione quando arriverà giovedi 14, “ma come è già finita? Proprio adesso che cominciavo a divertirmi” diranno tutti.
Sta di fatto che nell’ambito di tale super settimana una delle iniziative (in verità era l’unica di cui mi sia giunta notizia ma è anche vero che sono un distrattone) è stata organizzata da Osservatorio Wine: un pomeriggione veronese di convegno per parlare del meccanismo fra imprenditore vitivinicolo e nuove tecnologie, protagonista il 2.0. Wow.
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Una iniziativa strutturalmente lodevole imbastita con passione intorno al 2.0 e ai risultati di ricerche che analizzavano il comportamento dei suddetti imprenditori del vino, ovviamente piccoli e medi perché a loro bisognava fare la festa, e che ha rivelato un risultato inaspettato.
Dopo i saluti e le introduzioni di rito ed una bellissima e pragmatica relazione di Roberta Capitello è toccato alla lettura dei dati. Tralasciando il dettaglio questi risultati dicevano le solite cose scontate ovvero che gli imprenditori non si impegnano nel mondo web, che in pochi hanno capito cosa è, che quasi nessuno si muove nel 2.0, che vivono ancora di carta stampata e via così cantando. Nessuno è svenuto dalla sorpresa, solo due hanno dormicchiato.
Ma dopo cotanta ricerca è toccato a loro: è partita la tavola rotonda !!! Sono saliti in dodici sul tavolo dei conferenzieri, tutta gente 2.0: online marketing professional, Information Architect Internet wine marketer, social media strategist .… pochi e scontati quelli che facevano un lavoro traducibile in italiano (giornalista, addetto stampa…nomi poco “trendy” e quindi destinati a scomparire). Comunque tutti 2.0, quello si. Giovani facce simpatiche che hanno cominciato a parlare con molte parole italiane e molte parole 2.0 di concetti come: il singolo è oggi un network, il vino è un oggetto sociale , il vino è un viatico di impresa diffusa, io non so niente di vino mi occupo di marketing, i media sociali si basano sulla generosità (qui a più di uno è scesa una lacrimuccia di commozione). In sintesi giù rimproveri ai “piccoli e medi” in sala perché non capivano la portata di tutto quella marea di duepuntozero che invadeva di opportunità la loro vita e invece loro giù a fare vino ancora con l’uva.
Dopo un’ora di parole duepuntozeresche si è alzato Marco ed ha fatto una domanda “Qualcuno può spiegare cosa vuol dire 2.0 ?”
In sala, dopo un'ora di silenzio, è scoppiato un forte e sentito applauso, i piccoli e medi per un attimo sembravano tutti la FIAT e quando eravamo ad un passo dalla ola per Marco tutti in sala hanno capito quale doveva essere il vero risultato del convegno.
Da li in poi un dilagare, uno dei "dodici" (coincidenze?) sul palco ha ricordato agli altri undici che per fare e vendere vino, internet è solo un pezzo (anche piccolino) di tutta una lunga filiera, un'altra ha sparato contro la pubblicità travestita da informazione che rischia di rovinare il web e la sua attendibilità, un addetto stampa ha praticamente dichiarato che non manda mai i suoi comunicati a nessuno del mondo 2.0 a meno che non sia giornalista iscritto all’albo (quello cartaceo eh), un altro ha detto che fare il ghost writer (scrivere i blog aziendali per conto di altri) “non sarà mai vero come lo scrivesse chi il vino lo fa davvero” (viva l'onestà, se ne trovano pochi così), l’ultimo ha detto “il blog non è più libero quando è fatto dai professionisti della comunicazione” (cioè loro??).
A quel punto il dubbio era caldo nelle mani di “piccoli e medi” e dei “dodici” sul palco, il risultato era tangibile: magari gli imprenditori del vino saranno tardivi nell’approcciare le varie tecnologie del 2.0. ma gli strategist professionl information social media architect sanno parlare a questa gente? Sanno che lavoro fa questa gente e di cosa ha veramente bisogno? Questi guru della comunicazione sanno comunicare ai loro potenziali clienti? Mha.
Rimane un dubbio anche a voi: cosa è il 2.0 ? le 2.0 c'est moi e………..il resto alla prossima puntata.
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ottimissima osservazione! il fatto di parlare in termini difficili non semplifica le cose, semmai allontata da questo tema i produttori. c'è da dire qualcosa in più, tuttavia:
RispondiElimina1. La maggior parte della terminologia del settore della comunicazione e di internet è inglese, e su questo si può fare ben poco ...
2. I produttori stessi dovrebbero essere più aperti a comprendere altri mondi, soprattutto quello di internet. senza una minima apertura e predisposizione a comprendere parleremo sempre al vento!
Lavoro con uno chef che mi ha detto: "Jacopo, mi faccio il culo per sedici ore al giorno, sei giorni su sette. Ma io secondo te ho tempo per stare dietro alle chiacchere su internet?" Cosa rispondere, che sbaglia?
RispondiEliminaE' che semplicemente quella che noi chiamiamo la comunicazione del futuro, e che crediamo essere del presente, è ancora, troppo, troppo autoreferenziale.
@FABIO tutti dovrebbero avere maggiore apertura alle cose che li circondano ma far comprendere ad un potenziale cliente qual'è il tuo mondo ed a che cosa gli può servire è un mestiere di chi vende non di chi compra; è inesatto persino chiedere la "predisposizione", il massimo che si può chiedere ad un cliente è la pazienza di ascoltarti. Perchè i professionisti del Web che sia o no 2.0 vendono semplicemente un prodotto non la "verità sul destino dell'uomo".
RispondiElimina@JACOPO esatto !! troppa autoreferenzialità e poca umiltà. La colpa se il mondo Web in Italia cammina lentamente è anche colpa (molta) dei professionisti che ci lavorano e dei finti professionisti che ci lavorano e che vengono tollerati impunemente anche dai primi.
Buongiorno Stefano, da picolissimo produttore posso dirti che la comunicazione on line mi ha dato la possibilità di conoscere persone che con il normale lavoro di promozione aziendale non sarei mai riuscito ad "avvicinare". Questo per me è già un ottimo traguardo, le sinergie con il tempo e la costanza vengono da sole... Comunicare on line è una di tante opportunità promozionali, non è di certo obbligatorio cavalcarla, ritengo che il suo grandissimo merito sia quello di responsabilizzare il produttore, nel senso che se decidi di iniziare con questo "canale" devi acquisire uno stile comunicativo preciso, devi saper soppesare le parole, credo fino un certo punto a coloro che dicono sia sufficiente "raccontarsi", o meglio, senz'altro questo ma non solo.
RispondiEliminaAggiungo soltanto che oggi lo sforzo è alla portata di tutti grazie ai numerosi strumenti gratuiti che la rete mette a disposizione, ok, la concorrenza così aumenta, ma vuoi mettere quando impiegavo un'ora e mezza a spedire le newsletter???? ;-)
A presto
Mirco
@Mirco Bel commento, assolutamente condivisibile.
RispondiEliminaUn'ora e mezza per la newsletter? Ma che anno era? :-D