Questo è il wine blog di Stefano Il Nero, un contenitore indipendente, indisponente ed insufficiente di impressioni sul vino
ed il suo mondo.
Al centro il gusto, la tradizione, il territorio.

venerdì 31 luglio 2009

GIRLAN E LA SUA SCHIAVA, VERNATSCH DOC FASS N° 9 2008

A volte capita che invece di “un vino che non si dimenticherà mai” ti viene voglia di cercare un “vino dimenticato”.
Il consiglio di immergermi in una “schiava” arriva da Alberto, noto per altre passioni; ottima idea….adesso mi devo scegliere la cantina……ma si dai…. senza dubbio: quando è uscito l’ultimo nove???
Non sto dando i numeri, non che non capiti mai …. , insomma stavo dicendo….non siamo alle estrazioni del lotto ma in casa Girlan, zona Cornaiano , in Alto Adige e la Schiava (Vernatsch) è quella della “Fass N° 9” (fass in tedesco è botte in italiano) e, per capirci meglio, cito la Cantina Girlan “Per garantire la qualità costante, la "Botte numero 9" viene imbottigliata solo nelle migliori annate”.
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Siamo in compagnia della “Schiava Girlan Fass N° 9 2008”.
La schiava era fino a vent’anni fa il vigneto che occupava il 70% della superficie vitata in Alto Adige, oggi la percentuale è calata al 30% per lasciare spazio ai vari Gewurz & Co. Traminer & C., Pinot ed altri aperitivabili o intensi rossi figli del nuovo (buon) corso della nuova viticoltura altoatesina.
Sottovalutare la Schiava è però cosa almeno poco nobile, tutta la storia di questo vitigno ha datazione antica, si pensi, ad esempio, che il suo nome deriva da una tipologia di coltivazione delle viti in gran uso nel periodo medioevale; se la schiava in genere ha quindi una storia che viene da lontano la Botte N° 9 della Cantina Sociale Girlan, fondata nel 1923, è stata messa in bottiglia la prima volta nel 1962 e da quel dì è diventata una piccola leggenda: la leggenda di un vino semplice che nel farsi dimenticare ha il suo miglior modo per non essere mai dimenticato.
Versiamo la Schiava del nove quando ha una temperatura di 13°, scopriremo dopo che il miglior assaggio arriva però quando è a 16/17°, ci fa trovare un colore rosso limpido, non intenso, leggermente torbido ma non fastidioso, anzi, intrigante.
La prima passata al naso rilascia del lampone e della mesta ciliegia, una sensazione di leggerezza e di speziato, molto gradevole senza impegno.
L’assaggio conferma buoni tannini e leggera persistenza, sapidità e un buon giro in bocca che scompare abbastanza velocemente lasciandoti la sensazione di essere rimasto..…a metà; allora si ricomincia ed ecco i sapori della frutta di bosco che si fanno sentire ed una piacevole asprezza, la soddisfazione cresce quando il vino è a temperatura 15, li si sente l’apertura, si nota la sua tranquilla alcolicità e la sua breve complessità.
Non è classificabile come vino di pronta beva anche se non fa nulla per distanziarsi visibilmente dalla definizione. Insomma se questa schiava avesse più carattere potrebbe meritarsi qualche stellina in più nel panorama delle classificazioni enologiche anche se ascoltandola scendere sotto il palato sembra dire “prova a dimenticarmi se ci riesci…” . Un vino dispettoso.
Buona la schiava di Girlan, va bhe, è vero che questa non era nemmeno una schiava qualsiasi, era quella della numero nove.
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