giovedì 31 dicembre 2009
AUGURI 2010 - AUGURI Stefano Il Nero
Nel 2010 questo blog compie un anno, esattamente il giorno 8 del gennaio entrante. Ah si bel 2009, niente da dire, un bilancio molto positivo, è stato un vero divertimento il comporsi di queste pagine e, in maniera davvero inaspettata, lo è stato anche per moltissimi altri che hanno partecipato alla vita di questo blog. Molti divertiti e qualcuno anche si è arrabbiato, la giusta ricetta di un buon blog.
Tutti i blog stilano classifiche 2009, il miglior vino, il più grande giocatore di rugby, ecc ecc. guardatevi il BLOG TO BLOG che vi lascio qui sotto e andatevele a scovare. Qui niente classifiche degli altri, come primo anno di vita è giusto semmai farne una su se stessi e presto sarà on line.
Intanto molti auguri a tutti, uno splendido 2010 accolga i vostri migliori propositi ed i vostri più bei desideri.
Qui finisce il post.
mercoledì 23 dicembre 2009
BUON NATALE
martedì 22 dicembre 2009
WINE BLOGGER & THE MOON : DITECI COME DOBBIAMO DIRVELO!
Io non vivo sulla Luna. Un po’ mi piacerebbe però non si può. Io non vivo sulla Luna e le cose le vedo, bene, anche in questo piccolo mondo di accessori, questo inutile e piccolo mondo di vino, certe cose le vedo.
Le vedo le manifestazioni vinose autoreferenziali, tantissime, ovunque, ridondanti e va tutto bene; li vedo i raduni di assaggiatori dove è sempre tutto buono, speciale, da ricordare, va sempre tutto bene, nessun assaggio storto, non un tocco di acidità di troppo, una mela appassita invece che floreale, una annata storta, mai
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Eppure li vedo i codazzi di titoli di giornali sulle cisterne di questo e quel vino che girano l’italia con scopi di additivazione, vedo i prezzi che devono stare alti perché di si, senza logica se non quella della tasca di pochi, vedo le svendite speculative ed i pianti che poi il vino è basso di prezzo, vedo i tentativi di cambiare i disciplinari di produzione per far …..ma che per fare miglior vino…ma che per il territorio……per far soldi.
Vedo decine di anime pie arrampicarsi sulle fotografie della rocca medioevale limitrofa per far vendere il vitigno, eh si passione per la terra, amore per il suolo… il territorio… brochure incantevoli….del loro vino non se ne parla neanche o, al massimo….come sopra. L’amore per il territorio di questi viticultori è grande, eh si...… poi si scopre che non sono neppure nati li e c’hanno lo Studio ben avviato a Milano o a Roma o a Venezia, il vino è un accessorio, un investimento, perché è “il territorio” che fa bello, anzi diciamola giusta: fa mooolltooo trandy.
Insomma vedo quello che vedete tutti voi, ma proprio tutti.
Vedo anche una categoria che fa silenzio, non tutti per carità, ma tantissimi si. Chi ? I paladini della libertà, i profeti del futuro, i condottieri “del bene del consumatore”, quelli che internet per loro è la riscossa della trasparenza : i wine blogger.
Leggo tanto di vino e non mi ricordo una degustazione che sia andata male, una cantina che sia stata data “flop”; rarissimi o nulli gli screzi ad un “padrone del territorio”, pochissime e rare le denunce. Girano invece tanti complimenti, autoreferenzialità, moltissimo silenzio.
Un silenzio fatto di migliaia di belle parole, un silenzio moderno, dissimulation by internet.
Silenzio wine blogger, silenzio che va tutto bene.
Ora però mi chiedo, quanti wine blogger sono solo semplici consumatori, amanti, appassionati, quanti invece professionisti del vino? Ah ah ah …ci siamo capiti.
Comunque tutti hanno in comune una cosa : l’esaltazione della rete internet, il social network come vocazione, il 2.0 come mission. Molti di loro poi però riempiono i loro blog di silenzio, quanto silenzio nei social network, quanto 2.0 sprecato in omissione di coraggio. Allora a cosa serve la rete , la tanta decantata internet ed i suoi straordinari mezzi se qualcuno si deve ancora chiedere “diteci come dobbiamo dirvelo?"
In quel post si nasconde una bellissima riflessione della tenace autrice di Vino Pigro, in questo io le rispondo. Cara Elisabetta ora io ti rovescio la questione: guardiamoci in casa prima, in casa blogger.
Mi verrebbe da dire che è una fortuna che c’è ancora chi si fa quelle domande perché troppi professionisti del vino vestiti da "liberi pensatori blogger" hanno in mente solo un grande tranello mediatico al consumatore.
Un tranello fatto di “marketing” e belle parole, analisi sterili di risultati che ben poco hanno a che fare con il contenuto della bottiglia, analisi necessarie a far crescere il cliente di domani.
Alleviamo la sua energia alla spesa prima che il suo amore per la vite, questo pare essere il motto.
Cari consumatori in guardia, “la rete” non è sincera; esattamente come gli altri media, solo che qui vi vogliono dare a bere che è tutto candido e pulito. Filtrate bene.
Allora professionisti del vino, wine blogger professionisti travestiti da fate turchine, tocca a voi fare un passo avanti e confessate: è proprio tutto oro quello che riluce? Va proprio tutto bene?
Sveglia blogger sveglia, io non vivo sulla luna, voi ?
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Le vedo le manifestazioni vinose autoreferenziali, tantissime, ovunque, ridondanti e va tutto bene; li vedo i raduni di assaggiatori dove è sempre tutto buono, speciale, da ricordare, va sempre tutto bene, nessun assaggio storto, non un tocco di acidità di troppo, una mela appassita invece che floreale, una annata storta, mai
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Eppure li vedo i codazzi di titoli di giornali sulle cisterne di questo e quel vino che girano l’italia con scopi di additivazione, vedo i prezzi che devono stare alti perché di si, senza logica se non quella della tasca di pochi, vedo le svendite speculative ed i pianti che poi il vino è basso di prezzo, vedo i tentativi di cambiare i disciplinari di produzione per far …..ma che per fare miglior vino…ma che per il territorio……per far soldi.
Vedo decine di anime pie arrampicarsi sulle fotografie della rocca medioevale limitrofa per far vendere il vitigno, eh si passione per la terra, amore per il suolo… il territorio… brochure incantevoli….del loro vino non se ne parla neanche o, al massimo….come sopra. L’amore per il territorio di questi viticultori è grande, eh si...… poi si scopre che non sono neppure nati li e c’hanno lo Studio ben avviato a Milano o a Roma o a Venezia, il vino è un accessorio, un investimento, perché è “il territorio” che fa bello, anzi diciamola giusta: fa mooolltooo trandy.
Insomma vedo quello che vedete tutti voi, ma proprio tutti.
Vedo anche una categoria che fa silenzio, non tutti per carità, ma tantissimi si. Chi ? I paladini della libertà, i profeti del futuro, i condottieri “del bene del consumatore”, quelli che internet per loro è la riscossa della trasparenza : i wine blogger.
Leggo tanto di vino e non mi ricordo una degustazione che sia andata male, una cantina che sia stata data “flop”; rarissimi o nulli gli screzi ad un “padrone del territorio”, pochissime e rare le denunce. Girano invece tanti complimenti, autoreferenzialità, moltissimo silenzio.
Un silenzio fatto di migliaia di belle parole, un silenzio moderno, dissimulation by internet.
Silenzio wine blogger, silenzio che va tutto bene.
Ora però mi chiedo, quanti wine blogger sono solo semplici consumatori, amanti, appassionati, quanti invece professionisti del vino? Ah ah ah …ci siamo capiti.
Comunque tutti hanno in comune una cosa : l’esaltazione della rete internet, il social network come vocazione, il 2.0 come mission. Molti di loro poi però riempiono i loro blog di silenzio, quanto silenzio nei social network, quanto 2.0 sprecato in omissione di coraggio. Allora a cosa serve la rete , la tanta decantata internet ed i suoi straordinari mezzi se qualcuno si deve ancora chiedere “diteci come dobbiamo dirvelo?"
In quel post si nasconde una bellissima riflessione della tenace autrice di Vino Pigro, in questo io le rispondo. Cara Elisabetta ora io ti rovescio la questione: guardiamoci in casa prima, in casa blogger.
Mi verrebbe da dire che è una fortuna che c’è ancora chi si fa quelle domande perché troppi professionisti del vino vestiti da "liberi pensatori blogger" hanno in mente solo un grande tranello mediatico al consumatore.
Un tranello fatto di “marketing” e belle parole, analisi sterili di risultati che ben poco hanno a che fare con il contenuto della bottiglia, analisi necessarie a far crescere il cliente di domani.
Alleviamo la sua energia alla spesa prima che il suo amore per la vite, questo pare essere il motto.
Cari consumatori in guardia, “la rete” non è sincera; esattamente come gli altri media, solo che qui vi vogliono dare a bere che è tutto candido e pulito. Filtrate bene.
Allora professionisti del vino, wine blogger professionisti travestiti da fate turchine, tocca a voi fare un passo avanti e confessate: è proprio tutto oro quello che riluce? Va proprio tutto bene?
Sveglia blogger sveglia, io non vivo sulla luna, voi ?
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domenica 13 dicembre 2009
AMARONE DELLA VALPOLICELLA, IL PREZZO ? € 9,90 A BOTTIGLIA. ET VOILA' !
Il titolo lo avete già letto e se chiudessi qui il post penso avrei già detto tutto, questa cosa però va dritta sul Terroir Amarone e non posso lasciare gli amici della Pregiata Uva soli con un numero ed il suo decimale da supermercato.
La quotazione citata, ripeto noveenovanta euri, viene proprio dal mondo GDO, Gruppo Despar esattamente, ed il nostro valpollicellese è un prodotto Amarone della Valpolicella 2006 Cadis della Cantina di Soave. Tutto regolare, etichetta, descrizione, esaltazioni varie del gusto, gradazione (14,5%) e poi c’è un Disciplinare, un Consorzio, un Osservatorio dei Prezzi, a qualcosa serviranno!.
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Stefano il Nero ama cimentarsi con i prezzi del vinone veronese , l’ho già fatto qui, e da quando alcune cantine hanno pensato di costituirsi in Famiglia citando come un programma la frase “l’amarone deve rimanere raro e caro…..” mi sono sentito stimolato.
Certo forse gli stessi familiari ora diranno che assaggiando questo Cadis allora si scopre la differenza da ben altro Amarone, il gusto, la linea, e via così con la fantasia, improvvisando teorie di un marketing che, specialmente fra le cantine venete, è ben poco usato e del quale i difensori dell’ordine del Santo Amarone hanno quindi ben poca dimestichezza..
Adesso, cultori dello scandalo del prezzo troppo basso, chiudetevi nelle vostre cantine a autoreferenziarvi sul fatto che il vostro sia il vero amarone mentre gli altri nisba, intanto milioni di bottiglie con la stessa vostra denominazione, fascetta ed un domani chissà, stessa DOCG, girano il mondo con la etichetta “da 9,90 o giù di li”, una etichetta che parla ad un mercato ed ai suoi consumatori un linguaggio che nemmeno io condivido ma che voi avete contribuito a creare in tutto e per tutto.
Quindi l’Amarone , care Famiglie, non rimarrà mai caro, ma nemmeno raro e questo lo sapete già. Ho citato molto tempo fa le cifre lanciate dal Consorzio Valpollicelllese sulle moltitudini di nuovi milioni di bottiglie che investiranno il mercato; care cantine delle pregiate colline, queste bottiglie le producete voi, dall’alto delle vostre colline, cosa vi aspettavate allora: un 99,90?
Adesso tocca la domanda da consumatore tipico, ma quanto costa davvero questo Amarone ? Io una esperienza ce l’ho, da 9,90 a circa 75 euro (escluso serie speciali, annate ecc..).
La forcella è piuttosto ampia ed ora vi chiedo, come farebbe un bieco consumatore, o almeno bieco se paga il minimo ed “intenditore “ se invece si fa rifilare la bottiglia da 75, quindi vi chiedo; perché devo pagare un decimo di euro in più del minimo?
Il mercato è questo, quando ci si butta dentro così come ha fatto la Valpolicella, bisogna viverlo per quello che è, in questo caso dovreste rispondergli centesimo per centesimo e forse non basta un proclama famigliare. Ho chiesto ad un amico, un semplice consumatore, diversi mesi fa , quanto era disposto a pagare una bottiglia di buon Chianti e mi ha risposto 8/10 euro, poi gli ho chiesto lo stesso per un Amarone, mi ha detto 10/15. Non servono commenti.
Non spertichiamoci su mille analisi, qui si parla di prezzo e solo di questo, qui c’è una forcella mortale in termini di prezzo, impossibile da comprendere per un consumatore, consumatore al quale non sono forniti mezzi per fare una distinzione, se c’è.
Adesso, mi raccomando, tutti a stracciare le vesti alle Cantine di Soave dite che…e poi anche che….quella allargata, quella di Negrar…..l’appassimento mio…invece il loro…..e, a proposito dell’assaggio di questo Cadis, fatevelo voi da soli. Qualsiasi cosa buttiate giù sulla tabella di degustazione, bella o brutta che sia, ricordatevi che per moltissima gente, forse molta più di quanto immaginiate e comunque in futuro sempre di più, questo è Amarone della Valpolicella, checché voi ne diciate. Punto e a capo.
La quotazione citata, ripeto noveenovanta euri, viene proprio dal mondo GDO, Gruppo Despar esattamente, ed il nostro valpollicellese è un prodotto Amarone della Valpolicella 2006 Cadis della Cantina di Soave. Tutto regolare, etichetta, descrizione, esaltazioni varie del gusto, gradazione (14,5%) e poi c’è un Disciplinare, un Consorzio, un Osservatorio dei Prezzi, a qualcosa serviranno!.
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Stefano il Nero ama cimentarsi con i prezzi del vinone veronese , l’ho già fatto qui, e da quando alcune cantine hanno pensato di costituirsi in Famiglia citando come un programma la frase “l’amarone deve rimanere raro e caro…..” mi sono sentito stimolato.
Certo forse gli stessi familiari ora diranno che assaggiando questo Cadis allora si scopre la differenza da ben altro Amarone, il gusto, la linea, e via così con la fantasia, improvvisando teorie di un marketing che, specialmente fra le cantine venete, è ben poco usato e del quale i difensori dell’ordine del Santo Amarone hanno quindi ben poca dimestichezza..
Adesso, cultori dello scandalo del prezzo troppo basso, chiudetevi nelle vostre cantine a autoreferenziarvi sul fatto che il vostro sia il vero amarone mentre gli altri nisba, intanto milioni di bottiglie con la stessa vostra denominazione, fascetta ed un domani chissà, stessa DOCG, girano il mondo con la etichetta “da 9,90 o giù di li”, una etichetta che parla ad un mercato ed ai suoi consumatori un linguaggio che nemmeno io condivido ma che voi avete contribuito a creare in tutto e per tutto.
Quindi l’Amarone , care Famiglie, non rimarrà mai caro, ma nemmeno raro e questo lo sapete già. Ho citato molto tempo fa le cifre lanciate dal Consorzio Valpollicelllese sulle moltitudini di nuovi milioni di bottiglie che investiranno il mercato; care cantine delle pregiate colline, queste bottiglie le producete voi, dall’alto delle vostre colline, cosa vi aspettavate allora: un 99,90?
Adesso tocca la domanda da consumatore tipico, ma quanto costa davvero questo Amarone ? Io una esperienza ce l’ho, da 9,90 a circa 75 euro (escluso serie speciali, annate ecc..).
La forcella è piuttosto ampia ed ora vi chiedo, come farebbe un bieco consumatore, o almeno bieco se paga il minimo ed “intenditore “ se invece si fa rifilare la bottiglia da 75, quindi vi chiedo; perché devo pagare un decimo di euro in più del minimo?
Il mercato è questo, quando ci si butta dentro così come ha fatto la Valpolicella, bisogna viverlo per quello che è, in questo caso dovreste rispondergli centesimo per centesimo e forse non basta un proclama famigliare. Ho chiesto ad un amico, un semplice consumatore, diversi mesi fa , quanto era disposto a pagare una bottiglia di buon Chianti e mi ha risposto 8/10 euro, poi gli ho chiesto lo stesso per un Amarone, mi ha detto 10/15. Non servono commenti.
Non spertichiamoci su mille analisi, qui si parla di prezzo e solo di questo, qui c’è una forcella mortale in termini di prezzo, impossibile da comprendere per un consumatore, consumatore al quale non sono forniti mezzi per fare una distinzione, se c’è.
Adesso, mi raccomando, tutti a stracciare le vesti alle Cantine di Soave dite che…e poi anche che….quella allargata, quella di Negrar…..l’appassimento mio…invece il loro…..e, a proposito dell’assaggio di questo Cadis, fatevelo voi da soli. Qualsiasi cosa buttiate giù sulla tabella di degustazione, bella o brutta che sia, ricordatevi che per moltissima gente, forse molta più di quanto immaginiate e comunque in futuro sempre di più, questo è Amarone della Valpolicella, checché voi ne diciate. Punto e a capo.
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martedì 8 dicembre 2009
CENNATOIO ETRUSCO 2001 IGT.....IL RICORDO VA A CASTELLI E POESIE
La mia dichiarata passione per Cennatoio l'ho raccolta frequentando la enoteca di uno scrittore della Montagna Pistoiese: Giampaolo Merciai. Questi aveva una enoteca in San Marcello (PT) e “fra lui e la su moglie” giù a parlarmi di Chianti fatto in “codesta maniera che…”. Così siamo arrivati al Cennatoio ed oggi tocca a lui: Cennatoio Etrusco 2001 Sangiovese Grosso Toscana IGT. Per chiudere il derby Made in Tuscany Letteratura vs Viticultura, del Merciai vi segnalo due scritti completamente diversi : “Soffio di Vento” (Masso delle Fate - Collana Impronte 2007) un libro di amore incentrato su “storie e misteri del Castello di Lucchio”, “Come era bianca la neve nel febbraio millenovecentoquarantaquattro” (Montedit - Collana Schegge d’Oro 2007) che è invece un libro di poesie.
Dicevo del Cennatoio? Ah si, ovvio che, durante due delle mie molte scorribande toscane, in cotanta cantina ci sono andato, ho conosciuto l’Alessi. Eclettico, rivoluzionario, simpatico. Ama più la sua uva che il suo vino. Buon segno.
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La prima al Cennatoio, lo dico per cronaca ma anche per opportuna rappresentazione di una cocente delusione (cocente si, era estate e faceva un caldo..…), era chiuso. Cose che capitano in Panzano nella stagione bassa degli Inglesi; comunque io ci son ritornato parecchio tempo dopo e, se siamo qui, è perché ho trovato aperto. In quella occasione mi sono portato a casa praticamente tutta la tipologia di produzione del Cannatoio, se oggi parliamo, fra tutti, dell’Etrusco è veramente solo un fatto casuale.
Il sangiovese è uno dei vitigni più diffusi in Italia, ma la specialità Toscana ne rappresenta la versione più rinomata e conosciuta. Per questo Etrusco del Cennatoio parliamo di Sangiovese Grosso, tipologia di sangiovese che in un posto chiamato Montalcino (oplà) si fa chiamare Brunello.
Torniamo ai dieci ettari vitati in cordone speronato del Cennatoio, dislocati fra i 500 ed i 600 mt s.l.m.: per arrivarci c’è da fare un bel pezzo di sterrato poi, quando ti vedi in mezzo alle colline, quando intorno è solo vite, una cancellata alta e rosa anticipa la visita, ancora strada di polvere da fare e poi giù di li, in fondo in fondo, c’è la cantina. Se vi organizzate per la degustazione potrete viverla immersi un una serie incredibile di targhe e premi fra i più noti al mondo. Un posto "altolocato", non c’è che dire.
Ho recentemente brindato al ricordo delle colline del Cennatoio con il loro Etrusco 2001 IGT: 13, 5 gradi di alcol nati e cresciuti in 16 mesi di botte ed altri 14 di affinamento in bottiglia. Un colore rosso scuro impenetrabile con unghia strettissima, alla vista è di struttura intensa e corposa, al naso cenni alcolici in un tripudio di Glycyrrhiza glabra (ah ah ah) e di fiori, una sensazione “grossa” e pienamente ampia.
L’assaggio è benevolmente ingannevole, il primo istante regala una sensazione (inaspettata) di freschezza e leggerezza ma immediatamente dopo prendono il sopravvento tannini e struttura e l’Etrusco si dimostra per quello che è : forte intenso e dominante.
Decisamente persistente sul palato, forte ed equilibrato ma nonviolento, ti si aggrappa e prende il sopravvento anche sulla tavola. Grezzo e scaltro nella beva, si chiude all’assaggio con una combinata di acidità e tannini decisa.
Ammetto che questo Etrusco mi è risultato difficile da ascoltare, indocile e complesso si è rivelato un vino a tutto tondo, un vino toscano, davvero in tutti i sensi.
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Dicevo del Cennatoio? Ah si, ovvio che, durante due delle mie molte scorribande toscane, in cotanta cantina ci sono andato, ho conosciuto l’Alessi. Eclettico, rivoluzionario, simpatico. Ama più la sua uva che il suo vino. Buon segno.
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La prima al Cennatoio, lo dico per cronaca ma anche per opportuna rappresentazione di una cocente delusione (cocente si, era estate e faceva un caldo..…), era chiuso. Cose che capitano in Panzano nella stagione bassa degli Inglesi; comunque io ci son ritornato parecchio tempo dopo e, se siamo qui, è perché ho trovato aperto. In quella occasione mi sono portato a casa praticamente tutta la tipologia di produzione del Cannatoio, se oggi parliamo, fra tutti, dell’Etrusco è veramente solo un fatto casuale.
Il sangiovese è uno dei vitigni più diffusi in Italia, ma la specialità Toscana ne rappresenta la versione più rinomata e conosciuta. Per questo Etrusco del Cennatoio parliamo di Sangiovese Grosso, tipologia di sangiovese che in un posto chiamato Montalcino (oplà) si fa chiamare Brunello.
Torniamo ai dieci ettari vitati in cordone speronato del Cennatoio, dislocati fra i 500 ed i 600 mt s.l.m.: per arrivarci c’è da fare un bel pezzo di sterrato poi, quando ti vedi in mezzo alle colline, quando intorno è solo vite, una cancellata alta e rosa anticipa la visita, ancora strada di polvere da fare e poi giù di li, in fondo in fondo, c’è la cantina. Se vi organizzate per la degustazione potrete viverla immersi un una serie incredibile di targhe e premi fra i più noti al mondo. Un posto "altolocato", non c’è che dire.
Ho recentemente brindato al ricordo delle colline del Cennatoio con il loro Etrusco 2001 IGT: 13, 5 gradi di alcol nati e cresciuti in 16 mesi di botte ed altri 14 di affinamento in bottiglia. Un colore rosso scuro impenetrabile con unghia strettissima, alla vista è di struttura intensa e corposa, al naso cenni alcolici in un tripudio di Glycyrrhiza glabra (ah ah ah) e di fiori, una sensazione “grossa” e pienamente ampia.
L’assaggio è benevolmente ingannevole, il primo istante regala una sensazione (inaspettata) di freschezza e leggerezza ma immediatamente dopo prendono il sopravvento tannini e struttura e l’Etrusco si dimostra per quello che è : forte intenso e dominante.
Decisamente persistente sul palato, forte ed equilibrato ma nonviolento, ti si aggrappa e prende il sopravvento anche sulla tavola. Grezzo e scaltro nella beva, si chiude all’assaggio con una combinata di acidità e tannini decisa.
Ammetto che questo Etrusco mi è risultato difficile da ascoltare, indocile e complesso si è rivelato un vino a tutto tondo, un vino toscano, davvero in tutti i sensi.
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venerdì 4 dicembre 2009
PODERE SAPAIO: VOLPOLO BOLGHERI DOC 2007 ...ED I CIPRESSI DI NONNA LUCIA
Non è una questione di cipressi, questa volta no. Anche di recente sono andato in Bolgheri; ero in clima di lieti giorni a Castiglioncello, vera perla del Tirreno. Si programma la "scappata", da li è facile, superi Cecina e quando stai al Forte giri a sinistra ed aspetti di vedere i cipressi.
Dal mare alle foreste maremmane in dieci minuti, uno spettacolo tutto italiano, quando sei vicino a San Guido rammenti le due grandi cose della terra del Carducci, la poesia e, ammettiamolo, il Sassicaia.
Però quella volta a Bolgheri io ci sono stato si per Nonna Lucia ma anche per il Sapaio, esattamente Podere Sapaio. Lo dico subito : ottima idea
Già ....e la poesia ? Solo un filo dai:
Però quella volta a Bolgheri io ci sono stato si per Nonna Lucia ma anche per il Sapaio, esattamente Podere Sapaio. Lo dico subito : ottima idea
Già ....e la poesia ? Solo un filo dai:
I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
van da San Guido in duplice filar,
quasi in corsa giganti giovinetti
mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e— Ben torni omai —
Bisbigliaron vèr' me co 'l capo chino —
Perché non scendi ? Perché non ristai ?
fresca è la sera e a te noto il cammino..............
van da San Guido in duplice filar,
quasi in corsa giganti giovinetti
mi balzarono incontro e mi guardar.
Mi riconobbero, e— Ben torni omai —
Bisbigliaron vèr' me co 'l capo chino —
Perché non scendi ? Perché non ristai ?
fresca è la sera e a te noto il cammino..............
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Meno noto del celebre testè citato, il Podere Sapaio si concentra su 25 ettari vitati nella bella Maremma del Carducci, realizza due prodotti entrambi tagli bordolesi di grande ambizione, il Sapaio appunto (Bolgheri DOC Superiore) e il nostro protagonista di oggi : il Volpolo Bolgheri DOC 2007.
Sono 14,5 gradi alcolici di muscoli toscani quelli che dichiara il Volpolo, un uvaggio 70% Cabernet Sauvignon 15% Merlot e 15% Petit Verdot (vitigno francese tipico "taglio" del Bordeaux). Fa la sua macerazione sulle vinacce, passa al barriques di rovere e li si trastulla per 14 mesi di affinamento prima di godersi circa 10 mesi di affinamento in bottiglia. Procedimento da grandi protagonisti.
Nel bicchiere fa mostra di un rosso rubino forte ed una profumazione garbata, non c'è alcol in evidenza, al naso insistono passaggi acri ed una freschezza speziata, evidente il mirtillo, il tutto rende la sua compagnia molto più "leggera" di quanto non dica la sua alcolvolumetria.
L'assaggio è di grande equilibrio, vino molto particolare, di assoluta sapidità, si dimostra tondo forte ma non persistente, sempre fresco e gradevole diventa allappante in fine beva.
Non è il tipico vino toscano carico ed a volte un po' arrabbiato, il Volpolo ha il suo tono duro è vero ma si distingue per freschezza e garbo ed è stato un assaggio veramente di ampia soddisfazione.
Una nota a margine: la Maremma toscana sta proponendo vini di fattura curata ed assolutamente di ottimo livello, già diverse volte Stefano Il Nero si è cimentato con questo angolo di vitato italiano, ora si deve assolutamene approfondire. Accetto consigli ed indicazioni.
Ah ...però quella poesia:
Meno noto del celebre testè citato, il Podere Sapaio si concentra su 25 ettari vitati nella bella Maremma del Carducci, realizza due prodotti entrambi tagli bordolesi di grande ambizione, il Sapaio appunto (Bolgheri DOC Superiore) e il nostro protagonista di oggi : il Volpolo Bolgheri DOC 2007.
Sono 14,5 gradi alcolici di muscoli toscani quelli che dichiara il Volpolo, un uvaggio 70% Cabernet Sauvignon 15% Merlot e 15% Petit Verdot (vitigno francese tipico "taglio" del Bordeaux). Fa la sua macerazione sulle vinacce, passa al barriques di rovere e li si trastulla per 14 mesi di affinamento prima di godersi circa 10 mesi di affinamento in bottiglia. Procedimento da grandi protagonisti.
Nel bicchiere fa mostra di un rosso rubino forte ed una profumazione garbata, non c'è alcol in evidenza, al naso insistono passaggi acri ed una freschezza speziata, evidente il mirtillo, il tutto rende la sua compagnia molto più "leggera" di quanto non dica la sua alcolvolumetria.
L'assaggio è di grande equilibrio, vino molto particolare, di assoluta sapidità, si dimostra tondo forte ma non persistente, sempre fresco e gradevole diventa allappante in fine beva.
Non è il tipico vino toscano carico ed a volte un po' arrabbiato, il Volpolo ha il suo tono duro è vero ma si distingue per freschezza e garbo ed è stato un assaggio veramente di ampia soddisfazione.
Una nota a margine: la Maremma toscana sta proponendo vini di fattura curata ed assolutamente di ottimo livello, già diverse volte Stefano Il Nero si è cimentato con questo angolo di vitato italiano, ora si deve assolutamene approfondire. Accetto consigli ed indicazioni.
Ah ...però quella poesia:
...Ansimando fuggía la vaporiera
mentr'io cosí piangeva entro il mio cuore;
e di polledri una leggiadra schiera
annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
rosso e turchino, non si scomodò:
tutto quel chiasso ei non degnò d'un guardo
e a brucar serio e lento seguitò.
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martedì 1 dicembre 2009
..E ADESSO CHE SI FA ? VININO E 2.0.
…e adesso che si fa ??
La quantità di citazioni sul vinino è notevole, l’ultima di Stefano il Nero è qui, Angelo Peretti ha raccolto tutto il campionario in diverse puntate e l’ultima la trovate qui; un sontuoso dibattito si è aperto su Aristide qui, si parla del tipo di imbottigliamento del vinino: ottimo.
...e adesso che si fa ?
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.
Continuare a chiacchierarne può essere altra buona idea, ognuno dice la sua e cita il suo vinino, si aprono discussioni ecc ecc, diamo così la possibilità all’ottimo Internetgourmet di farne un altra puntata riassuntiva e ad altri di sperticar citazioni e nuove idee (peraltro le ultime tutte molto buone, si vede che il vinino è fonte di buona ispirazione).
Dopo che si è chiacchierato un altro po’....e ora che si fa? Non ditemi che si ri-chiacchiera ancora perché l’ho già detta.
La domanda più profonda che si nasconde dietro il mio “..e adesso che si fa?” avete infatti capito quale è.
La quantità di citazioni sul vinino è notevole, l’ultima di Stefano il Nero è qui, Angelo Peretti ha raccolto tutto il campionario in diverse puntate e l’ultima la trovate qui; un sontuoso dibattito si è aperto su Aristide qui, si parla del tipo di imbottigliamento del vinino: ottimo.
...e adesso che si fa ?
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.
Continuare a chiacchierarne può essere altra buona idea, ognuno dice la sua e cita il suo vinino, si aprono discussioni ecc ecc, diamo così la possibilità all’ottimo Internetgourmet di farne un altra puntata riassuntiva e ad altri di sperticar citazioni e nuove idee (peraltro le ultime tutte molto buone, si vede che il vinino è fonte di buona ispirazione).
Dopo che si è chiacchierato un altro po’....e ora che si fa? Non ditemi che si ri-chiacchiera ancora perché l’ho già detta.
La domanda più profonda che si nasconde dietro il mio “..e adesso che si fa?” avete infatti capito quale è.
Si tratta di cimentarsi sul campo delle vere potenzialità del mondo blog, è una domanda sulla reale capacità di penetrazione del 2.0 nel mondo del vitivinicolo.
Esiste un mondo “marketing 2.0” e un mondo che si occupa di “comunicazione in 2.0” che passano le loro giornate a spiegarci quanto è potente la rete, a raccomandare il 2.0 come nuovo strumento di comunicazione, la sua capacità di generare mercato e nuove opportunità.
Questo anche per il www: wonderful wine world.
Esiste un mondo “marketing 2.0” e un mondo che si occupa di “comunicazione in 2.0” che passano le loro giornate a spiegarci quanto è potente la rete, a raccomandare il 2.0 come nuovo strumento di comunicazione, la sua capacità di generare mercato e nuove opportunità.
Questo anche per il www: wonderful wine world.
Io ci credo e così anche molti di voi, ora si può dimostrare.
La rete, ed esattamente il mondo dei blog del vino, ha riconosciuto e valutato, descritto e delineato il mondo del vinino, questa è una cosa nata dentro il 2.0.
E’ anche una cosa vera, l’Elogio del vinino è cosa seria, classificazione corretta, per alcuni è persino discutibile la terminologia da usare, segno che esiste.
La rete, ed esattamente il mondo dei blog del vino, ha riconosciuto e valutato, descritto e delineato il mondo del vinino, questa è una cosa nata dentro il 2.0.
E’ anche una cosa vera, l’Elogio del vinino è cosa seria, classificazione corretta, per alcuni è persino discutibile la terminologia da usare, segno che esiste.
Moltissimi si sono cimentati, alcuni hanno già denigrato l’iniziativa, molti ne hanno volutamente taciuto, insomma la cosa ha talmente tanto senso da averne già i primi “oppositori” e occultatori.
“…e adesso che si fa?”
Rispondere a questa domanda ha un doppio significato: dare al “vinino” una prospettiva reale di mercato e di scelta per i consumatori e quindi dare al mondo vitivinicolo italiano una strada nuova (in verità vecchissima ma questo è un altro discorso) e, seconda opzione, dimostrare che il 2.0 non è solo un cumulo di parole ma strumento di ampia potenzialità.
Nessuno da solo, neanche il blogger più affermato, può dare questa risposta in modo pieno, molti insieme invece possono fare molto.
Perché farlo? Bhe, per lo stesso motivo per cui scriviamo centinaia di parole sui nostri blog, inutile aggiungere altro.
Credo il messaggio sia chiaro, diciamocelo seriamente : quella del "vinino" è opportunità forte, ho già esortato a non coprirla di polvere o riporla nel cassetto, scusate se insisto.
“E’ meglio fare e pentire che starsi e pentirsi”.(G. Boccaccio)
“…e adesso che si fa?”
Rispondere a questa domanda ha un doppio significato: dare al “vinino” una prospettiva reale di mercato e di scelta per i consumatori e quindi dare al mondo vitivinicolo italiano una strada nuova (in verità vecchissima ma questo è un altro discorso) e, seconda opzione, dimostrare che il 2.0 non è solo un cumulo di parole ma strumento di ampia potenzialità.
Nessuno da solo, neanche il blogger più affermato, può dare questa risposta in modo pieno, molti insieme invece possono fare molto.
Perché farlo? Bhe, per lo stesso motivo per cui scriviamo centinaia di parole sui nostri blog, inutile aggiungere altro.
Credo il messaggio sia chiaro, diciamocelo seriamente : quella del "vinino" è opportunità forte, ho già esortato a non coprirla di polvere o riporla nel cassetto, scusate se insisto.
“E’ meglio fare e pentire che starsi e pentirsi”.(G. Boccaccio)
Molto bene…e adesso che si fa ??
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