venerdì 9 luglio 2010
STORIA DI UN AGGUATO: NEGROAMARO SALENTO IGT 2008 CALAFURIA TORMARESCA
Io combino generalmente degli agguati ai miei ospiti, niente di strano eh, non li lascio mica sul pianerottolo facendo finta di non essere in casa per poi uscire dal nascondiglio facendo “cucu” (infantile ma efficace), tanto meno li invito a cena e, al loro arrivo, faccio finta di essermi dimenticato della tipologia di invito e offro loro un caffè ed un pasticcino (crudele ma dietetico). I miei agguati comportano l’uso di una bottiglia, li faccio sedere a tavola e, al momento giusto, verso loro il vino, li squadro con fare soggiogante, illustro le pietanze tanto perché si sentano un po’ in debito con me e poi li attanaglio, nel vero senso della parola, con una “innocente” domanda “Cosa ne pensate di questo vino?…ditemi ditemi tutto..ma proprio tutto”. Inquietati ma fiduciosi i più seguono la mia persecuzione regalandomi a volte delle idee interessanti e/o delle grandi soddisfazioni. Recentemente ho avuto una di quelle soddisfazioni di cui sopra e me l’ha data : Negroamaro rosato IGT Salento Calafuria di Tormaresca 2008.
Parliamone di questo sano frutto di sapiente agguato.
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Di Negroamaro ne avevo già parlato qui, questa volta lo affrontiamo vestito di rosa e proveniente dalle vigne di Tormaresca situate in Maime in San Pietro Vermotico, provincia di Brindisi: “Face chiù meracule na votte de vine ca na chiese de Sante”.
Tormaresca, per questo Negramaro che non nasconde i suoi 12 gradi alcolvolumetrici, affida le sue uve a selezione a mano, quindi diraspate delicatamente e pressate in modo soffice. Segue decantazione naturale e affinamento di quattro mesi in acciaio.
La temperatura di presentazione è quella giusta, misurati 10 gradi centogradi: evviva.
Scende nel bicchiere di un rosa intenso, quasi cupo, bellissimo nel suo portamento specialmente dopo l’appoggio al naso : leggermente garbatamente vinoso nei profumi, esce con caparbietà, carica e densa la pesca.
L’assaggio è forte, se chiudi e fai chiudere gli occhi durante il primo sorso (agguato specifico per l’occasione), pochi potranno distinguere il fatto che questo sia un vino rosato invece del solito rosso; questo Negroamaro si fa trovare amabile e tondo, sapido con forte punta di acidità finale ma soprattutto: profondo, persistente senza però disturbare più di tanto
Questo vino ha regalato alla tavola freschezza e gusto contemporaneamente, non sfugge infatti al mix dei gusti con le pietanze. Logico che la soddisfazione sia stata tanta, questo prodotto del tacco d’Italia ha centrato nel segno. L’agguato ha avuto successo
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