Devo parlarvi della Roncaia lo so, lo dice il titolo lo so, non posso però esimermi prima da una riflessione. Lo scorso anno stavo qui a scrivere di “vinino”, la cosa andava molto. Giù e su per la rete non si parlava d’altro, la cosa del vinino sarebbe poi culminata nel Vinitaly 2009, antichi fasti un po’ scomparsi. Quest’anno la mia riscoperta è ben poco vitivinicola, quest’anno infatti mi affido alla scala quaranta. Non sto scherzando, la cosa riscuote , pur consistendo nella mia sola ristretta cerchia di scalaquarantisti estivi, molto più successo di un qualsiasi argomento vitivinicolo nel mondo internet: un mondo silenzioso, in piena evoluzione o involuzione? Sicuramente in crisi. Io allora, come altri e soprattutto a differenza di troppi altri, non rinuncio all’assaggio fresco estivo e questa volta niente vinino, mi affido alla scala quaranta e ad un friulano impertinente: La Roncaia Bianco DOC Eclisse 2005.
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La Roncaia è Fantinel, marchio importante; la bottiglia del nostro duemilacinque invece è un po’ più grezza, più semplice, più vera….più…..più…..più ”furlana”!
Il Friuli di cose di alto livello ne fa molte. Questa forse non è il top ma è però degno rappresentante della intensità delle cantine friulane nel voler esprimere sempre il meglio: un bianco 90% sauvignon 10% picolit, due uve raccolte fra la fine di settembre (sauvignon) e inizio/metà ottobre (picolit). Due uve che fermentano separatamente per venir unite solamente nella primavera entrante: Eclisse.
Picolit è la Regina del Friuli, vitigno autoctono che ha come caratteristica la rarefazione degli acini per singolo grappolo, La Roncaia è invece il prodotto della terra di Nimis (nella foto), un paesino veramente da scoprire nella terra del calcare e dell’Italia che scende piano e dolcemente verso il sacro e insincero confine orientale.
Dieci gradi centigradi la temperatura di assaggio per questo “Eclissi” ed i suoi 13 gradi di alcol, colore giallo intenso con una sfumatura verde non sottile. Naso floreale, consistente ma elegante, note di frutta, pesca e poi vince il picolit. Dolce.
Assaggio con ingresso carico ma composto, persistente e leggermente grezzo, bello nella sua struttura, pungente e immodesto. E’ un duemilacinque ed ancora il suo tocco di acidità è vivace, presente, molto gradevole. Persistente.
Un vino non facile da capire, bello però per la presenza egregia dei suoi sapori a temperatura così bassa. Voglio sentirlo ancora questo Eclisse, voglio sentirlo più giovane, mi interessa sentire quel picolit così presente al naso…..
Calo io, scala quaranta, acc.. mi sono incartato….poco male…prosit
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