Finalmente mi sono cimentato seriamente in Ribolla, seriamente perché di questo vino l’assaggio non può bastare, c’è un mondo dietro, secoli di storia…. Di Ribolla fino ad oggi il blog ne era intonso, la cosa è maturata grazie ad un oste in vena di attenzioni per il bianco, ce ne sono sempre meno in giro, ma soprattutto per nulla spaventato dal pesante cognome che si porta la cantina oggetto di attenzione. La cantina è infatti quella dei “Conti Formentini” ma il “cognome” che questa tenuta si porta dietro è quella di GIV, Gruppo Italiano Vini, il colosso del vino italico ed il collasso per alcuni “fini intenditori”. L’amico in bottiglia che si è prestato all’assaggio, ma anche qualcosa di più, è “ Conti Formentini Raiade Ribolla Gialla Collio DOC”. Grazie a questo assaggio noi facciamo due cose, prima storia di ribolla e poi vediamo cosa ci ha detto questo Formentini/GIV.
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Bel posto il Collio, goriziano e di confine come non ci si immagina se non ci si va: il Collio è il Collio, si dirà, tutto vero ma di qua e di la dal muro si fa lo stesso vino. Qualcuno si è chiesto quale muro? Storia triste ma vale raccontarla, troppi non la sanno e quindi per la storia della ribolla partiamo dal Muro.
In Europa di Muri ce ne sono sempre stati almeno due, quello noto caduto in una favolosa notte di novembre nel 1989 era a Berlino, chiamato da quelli della Germania rossa Berliner Mauer Aantifaschistischer Schutzwall, magra scusa per tanta ignominia, poi quello di Gorizia eretto dalla follia Yugoslava nel 1947 quando si portarono via un pezzo di Gorizia facendo finta fosse “cosa loro” dividendo cittadini, famiglie, amicizie ma soprattutto molta storia. Adesso al di la dell’ex-muro (di fatto caduto nel 2004, in ritardo di parecchi anni ma tant’è) c’è un pezzo di Europa chiamata Slovenia.
Il vino di qua e di la è “diverso” ma i vitigni quelli sono, la Ribolla infatti è anche in Slovenia, anzi là è da sempre più diffusa, e anche la sua storia non giustifica alcun muro.
Angelo Costacurta, personaggio nazionale interessatosi tra l’altro di studi molecolari sulla vite, è colui che ha realizzato il maggior studio su questo vino del Collio con la sua pubblicazione “Ribolla Gialla – Vitigno di frontiera”. E' cosi che ho imparato che la ribolla “corrisponderebbe all'"Avola" (" Evola") dei romani…” ma il primo documento per tale vino è un atto di vendita (tipico) ed è del 1299….la presenza del vino Raibola (o Ràbola) dell'Istria e del Collio, nel Friuli…..documento stilato ad Udine nel 1324…La Ribolla veniva offerta come segno di devozione ai luogotenenti… devozione ad illustri personaggi……documentazioni in tal senso risalgono agli anni 1365-1368-1393. Come segno di omaggio nel 1565 il Comune offriva al Patriarca Marquardo, per la sua prima venuta ad Udine, un'orna del vino Ribolla (vegiete Rabioli)……nel 1568 offriva al Duca di Baviera 28 bocce di Malvasia e 26 bocce di Rabiola. Inoltre il Senato Veneto invia all'Imperatore Carlo V "do bote de vin" di Rosazzo (Ribolla). La fama della Ribolla ebbe così modo di espandersi, tanto che verso la fine del '300 il "Rainfald" era variamente decantato da cronisti e poeti tedeschi…..”
La Ribolla era anche un vino protetto infatti “una ordinanza datata 28.12.1446, contro coloro che commettevano la frode di smerciare del vino "forensem" "dicentas quod sit Ribola cum non sit...la protezione di cui godeva tale vino risulta anche da un documento della città di Fiume del 1445, in cui si disponeva che ogni partita di Ribolla fosse accompagnata da una dichiarazione ufficiale del luogo di provenienza…..”. Documenti del 1767 lamentano la decadenza della Ribolla (la Ribuole), è dell’ottocento la sua espansione invece a territori non tipici e nel novecento, anni trenta, il suo rilancio vero e proprio.
Mica cose da nulla eh??? Ora però passiamo alla bottiglia dei “Conti Formentini”.
Colore giallo scarico, quasi bianco, con unghia gialla piena ma con dei riflessi verdini ampi e bellissimi, una bellezza vederlo scorrere nel bicchiere.
Il profumo è pieno , denso, carico, floreale e con forti sensazioni di bosco per un ingresso al palato inizialmente lieve e sopito, subito si apre nei suoi sapori di prugna matura, equilibrato, decisamente molto sapido, strutturato e pieno ma non invadente nella sua chiusura al sapore di agrume a bassa acidità.
Ho assaggiato un vino deciso, un vino impegnativo ma non troppo, insomma un vino buono. Da sentire questa produzione ma mi raccomando gli abbinamenti, non è un vino banale, non trattatelo con sufficienza perché, secondo me, non sa stare al gioco. E’ un tipino serio questo vino, del resto con i trascorsi che ha !!.
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